domenica 16 gennaio 2011 | Posted by HDMAN0 Comments
Monk non si può definire un” bopper “ perchè non era capace di raccogliere la gioa di vivere e di suonare tipica di questi, nemmeno un “ coolster “, malgrado la sua collaborazione con Miles Davis con il quale scrisse pagine indimenticabili. Il musicista con cui riuscì ad avere un rapporto vero fu John Coltrane, che fu impressionato la prima volta che lo vide suonare e lo volle subito con sé , in quanto – diceva Trane – era il solo jazzman che riuscisse a tradurre in note musicali i suoi interrogativi interiori. La realtà è che Monk è stato un intellettuale nero autodidatta e la sua musica un continuo “ work in progress “ di straordinara forza inventiva, irripetibile. Un potenziale creativo che gli consentiva di costruire un tema senza nessuna progettazione precostituita. Il flusso delle sue idee musicali bisognava annotarle immediatamente sul pentagramma per catturarne il tema. Così nacquero ad esempio capolavori come “ Blue Monk “ e ” Round ‘Bout Midnight “. Questo disco comprende dieci composizioni frutto di tre sedute in sala d’incisione : 5 ottobre e 18 dicembre 1952 e 22 settembre 1954 . Con il pianoforte di Monk che tesse la sua affascinate e tenebrosa tela compositiva si alternano Gary Mapp e Percy Health al basso, Max Roach e Art Blakey alla batteria. In questo album vi sono alcune tra le pagine più importanti della sua carriera. Suoni strumentali strabilianti, costruzioni armoniche originali dove i due batteristi realizzano un accompagnamento perfetto ed intelligente sui piatti e i tamburi e poi il suo inconfondibile pianismo angolare e dissonante. Tra queste tracce incisive e penetranti i vertici espressivi sono “ Reflections “ , “ Monk’s Dream “ autentiche pietre miliari di creatività ritmica e armonica. , “ Just A Gigolo “ in cui Monk suona in assolo e “ Blue Monk “, composizione di geniale semplicità.
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