Miles Davis – Birth Of The Cool (Capitol,1949-1950)
Il passaggio definitivo dal bebop ad uno nuovo stile più morbido chiamato cool jazz, quello che influenzerà in avanti tutta la scena jazzistica californiana, anche se il vero successore del bebop sarà l’hard bop suonato dai jazzmen neri di New York. E’ una piccola orchestra, una “ nine-piece band “ riunita per l’occorrenza da Miles Davis ( proveniente dalla bebop band di Charlie Parker ) a sancire l’affermazione del cool jazz, ovvero la strada più soft del bebop e la sua rifinitura stilistica dove gli strumenti dovevano suonare come una voce umana. Non è la “ nascita del cool “ come dice il titolo, in quanto questo movimento , che durerà un arco temporale relativamente breve nel jazz moderno ( 1947 – 1953 ) , ma esprimerà lavori ed artisti straordinari, era un mondo musicale frequentato già da alcuni anni da musicisti perlopiù bianchi. Il precursore sin dal 1945 fu Lennie Tristano con i suoi allievi tra cui Lee Konitz che ritroviamo anche qui, poi Jimmy Giuffre che alla fine del 1947 rivoluzionò l’orchestra di Woody Herman con la leggendaria “ Four Brothers “ con le voci accostate di quattro sassofoni. Altri personaggi chiave furono Paul Desmond , Art Pepper, Dave Brubeck e Stan Getz. All’interno di questo innovativo movimento si inserisce con autorevolezza il nero Miles Davis con questo “ Birth Of The Cool “. Dodici esecuzioni di rilassante bellezza , molto impegnative sia sul piano solistico che in quello delle partiture d’assieme in quanto era quasi tutto pianificato con partiture scritte. Sono tre sessioni : 21 gennaio - 22 aprile del 1949 e 9 marzo del 1950 a New York, studi della Capitol, i musicisti fissi alle partecipazioni furono John Barber, Gerry Mulligan, Lee Konitz ed ovviamente Davis. Gli altri strumentisti che si avvicendarono nelle tre sedute erano Kai Winding, Max Roach, Kenny Clarke , J.J. Johnson e l’insolita presenza del corno suonato da Juinior Collins, Gunther Schuller e Sandy Siegelstein oltre la tuba fissa di John Barber. Un po’ come fosse un complesso cameristico. Miles Davis in qualità di bandleader Davis affidò gli arrangiamenti al pianista Gil Evans, al sassofonista Gerry Mulligan e a John Lewis futuro leader del Modern Jazz Quartet , i quali svolgevano anche il ruolo di solisti insieme al sax alto di Lee Konitz . Questo disco è la magica seduzione del suono e delle sue sfumature dove la metrica in quattro tempi viene messa in discussione così come le tradizionali otto battute ( ascoltare il sax baritono di Mulligan ). Sono gli inserti legati al mondo musicale classico, a queli dello stile contrappuntistico e della polifonia. Tutto si svolge in un magico “ torpore “, in ovattate atmosfere di eleganza distaccata. Dodici pietre miliari con il grande apporto compositivo di Mulligan che firma “ Jeru “ , “ Venus De Milo “ e “ Rocker “, mentre Davis è autore di “ Boplicity “ con lo pseudonimo di Cleo Henry che era la madre di Miles, “ Deception “ scritta insieme a Gil Evans e “ Budo “ composta tempo addietro con Bud Powell.
Mauro Ronconi
Personnel: Miles Davis (trumpet); (Gil Evans) (arranger); Lee Konitz (alto saxophone); Gerry Mulligan (baritone saxophone, arranger); Gunther Schuller (French horn); J.J. Johnson, Kai Winding (trombone); John Barber (tuba); John Lewis (piano, arranger); Al Haig (piano); Al McKibbon, Joe Shulman, Nelson Boyd (bass); Kenny Clarke, Max Roach (drums).
Tracks: 1. Move / 2. Jeru / 3. Moon Dreams / 4. Venus de Milo / 5. Budo / 6. Deception / 7. Godchild / 8. Boplicity / 9. Rocker / 10. Israel / 11. Rouge / 12. Darn That Dream (voc, Kenny Hagood)
Spoiler :
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